Recentemente si parla molto di street photography ma quando Diego Bardone ha cominciato a fotografare in strada, il prof. Alfredo De Paz coniava l'espressione "reportage della vita quotidiana" poi inserita nel suo noto volume (2001), Fotografia e società. Dalla sociologia per immagini al reportage contemporaneo, Liguori Editore.
Credo che, al di là delle mode e delle tendenze, iscrivere la fotografia di Diego all'interno di questo tipo di approccio, restituisca alla sua fotografia di strada il senso di un lavoro di ricerca, quale esso è; la dignità di un racconto personale che mette in evidenza il rapporto tra le maschere sociali, il gioco ammiccante del mascheramento e il contraltare dei retroscena, costituiti da persone e luoghi che devono restare a guardare, a cui non è dato accesso al grande gioco del consumo, alla pirotecnia dello spreco.
Mentre guardavo per la prima volta le fotografie di SfilaMi qui presentate, oramai un po' di tempo fa', mi riaffioravano alla mente queste parole di Charles Bukowski, che danno il senso di una festosa decadenza, un po' come il reportage sulla Fashion Week milanese colta nel suo rapporto con naturale il contraltare: con la strada dei lavoratori, degli anziani, degli studenti e dei baristi, con la strada su cui scorre la vita di chi, al massimo, può festeggiare mangiando un gelato.
<<Su questa terra alcuni di noi scopano più di quanto si muoia. Ma i più di noi muoiono, meglio di quanto si scopi, e moriamo a pezzo a pezzo, anche nei parchi, mangiando gelato, in igloo di demenza, o su pagliericci, o sopra amori sbarcati>>
(L'amore è un cane che viene dall'inferno, capitolo Letti, cessi, io e te, p. 117)
Anna Fici
Milano è una delle quattro capitali della moda insieme a New York, Parigi e Londra.
Durante le cosiddette fashion week i personaggi che popolano il mondo della moda si riversano per le strade della città senza soluzione di continuità. Stilisti, modelle/i, influencer, blogger, fotografi o semplicemente curiosi indossano le fatidiche maschere, calandosi nella parte loro assegnata (a volte solo sognata) in cerca di visibilità e consenso.
In un'epoca in cui tutto viene cotto, mangiato e digerito alla velocità della luce, anche con la complicità dell'uso smodato che viene fatto dei social media, questa spasmodica corsa all'apparire trova il proprio culmine nel business della moda.
L'abito, da sempre, è uno status symbol che viene usato per emulare o per distinguersi.
La moda detta i tempi e i repentini cambiamenti; prende vita e nuova linfa da ogni mutamento sociale, politico ed economico, diventando specchio reale di una società.
I fruitori la usano per il proprio bisogno di appartenere ad un gruppo o, per contro, per la necessità di affermare la propria supremazia sulle masse. La moda e i suoi fruitori sono due universi paralleli che convivono, ma che non si incontreranno mai.
Durante la fashion week tanta variegata umanità, dal miliardario eccentrico, ai curiosi astanti che riprendono con i loro cellulari una sfilata, si incontra/scontra per le strade di Milano, spesso dando vita a situazioni surreali e divertenti.
L'ironia è il sale della vita: dimmi come ti vesti e ti dirò chi sei, forse...
Diego Bardone