REPORTAGE FOTOGRAFICO ALL'INTERNO DEL CARCERE UCCIARDONE - MOSTRA FOTOGRAFICA
Quando si parla di carcere, a meno che non si abbia un'esperienza personale, non si può immaginare la drammaticità di questa realtà, di quanto la società rifiuti in maniere netta il reo, sia prima che dopo la scarcerazione e di come il concetto di libertà venga reinterpretato da chi, di quella libertà, non ne sentirà più il profumo. Quello che avviene all'interno del carcere non è pienamente conoscibile. Il carcere è fatto anche di "muri di cinta, sbarre, chiavi, lunghi corridoi, suoni che echeggiano, radio accese qua e là, televisori ad alto volume, file di celle con tanti uomini e donne dentro".
Molti detenuti si troveranno a fare i conti con il concetto di "tempo". Infatti, non è "soltanto" con la privazione della libertà che sarà necessario rapportarsi per riorganizzare la propria vita, ma anche con il tempo: non più quello della vita al di fuori delle mura, che passa in fretta, che non ci basta mai, che corre sulle nostre vite più veloce delle nostre azioni, ma quello interminabile, infinito, lento, programmato, imprigionato dentro mura che non hanno tempo.
Monica Capizzano